FABIO CESCHINA
Simposio di Scultua – Laglio 2021
Nel 1996 con un gruppo di scultori fonda l'associazione culturale Spazio Libertà. Come libero professionista si occupa di Scultura, Restauro, Modellismo statico per l'Architettura e per la sua esperienza nella lavorazione delle cere ha collaborato con importanti scultori.
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Nato a Como nel 1962. Vive e lavora a San Fermo della Battaglia ( Como ). Di origini Intelvesi (Valle d'Intelvi, Como) terra dei Magistri Comacini e Antelami, poi nei secoli successivi rinominati maestri intelvesi. Apprende i primi rudimenti sulla scultura da un parente scultore Domenico Inganni insegnante alla Accademia Reale di Stoccolma e ultimo maestro della scagliola Al Liceo Artistico Michelangelo di Como segue gli insegnamenti dello scultore Giovanni Tavani, diplomandosi nel 1980. Nel 1985 al Politecnico di Milano Facoltà di Architettura si laurea in composizione architettonica con il professore architetto Luigi Spagnoli. Nello stesso anno si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Brera- Milano al corso di scultura, ed inizia ad insegnare architettura al Liceo Artistico. Nel 1989 all'Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), si diploma in scultura con il professore scultore Giancarlo Marchese
Luna, dall’alto riflessa m’appari
L’approccio ideale a quest’opera si ha percorrendo la passeggiata a balcone sul lago, perché si viene subito attratti dal grande ovale bianco che si fa via via più definito pur nella semplicità delle fattezze, schematiche ma capaci di caratterizzare quel volto che sa di malinconia.
È la Luna che si specchia inconsapevolmente nel lago e che, prima di apprezzare la sorpresa del riflesso che si frange sulle acque increspate dal vento, patisce la presenza solitaria in quella distesa scura. Poi si lascia cullare e un attimo dopo il suo volto si distende e si abbandona. La Luna si appoggia appena sulla grande base proveniente da una cava del lago, la cui forma è debitrice dell’erosione delle acque risalente alle ere glaciale e post glaciale.
La superficie di contatto perfettamente levigata accarezza la guancia della luna mentre l’andamento ondulato delle altre facce mima con grande naturalità il fluttuare delle acque. E possiamo anche lasciarci cullare dalla canzone Blue Moon di Ella Fitzgerald, nell’attesa che anche per noi il colore della luna abbandoni la malinconia per tendere all’oro della felicità. Ma il racconto dello scultore non si conclude qui;
l’altra faccia della luna, infatti, riconduce la visione della luna-donna alla realtà. Ecco allora riprodursi sulla sua superficie quei crateri che abbiamo imparato a conoscere ai tempi della conquista umana del pianeta e che documentano i luoghi di impatto su di essa di numerosi meteoriti nel corso dei millenni. Dalla visione alla realtà in questa duplice lettura artistica. Che ci può far pensare alla graziosa o alla diletta luna di Leopardi o a quando la “luna serena giocava con l’acqua” di Victor Hugo o, ancora, portarci a chiedere, come fa il pastore errante di Leopardi “Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, / silenziosa luna?”
Luigi Cavadini
Critico d'arte
ALESSIA
SPANO'
Aiutante del maestro Fabio Ceschina durante il simposio di scultura
Giovane studentessa del secondo anno del corso di scultura all’Accademia Belle Arti di Firenze ed ex alunna del “Liceo Artistico F. Melotti” di Cantù.