VITO VALENTINO CIMAROSTI
Simposio di scultura, Laglio (CO) 2021
VITO VALENTINO CIMAROSTI si è diplomato in Scultura alla Accadmeia delle Belle Arti “Brera” di Milano con il prof. Enrico Manfrini nel 1983.
È docente di Scultura presso il Liceo Artistico statale “F. Melotti” di Cantù.
Collabora con PUSTERLAMARMI (CO) e Fonderia Artistica Mapelli (MI).
Espone dal 1980.

In ambito artistico è citato nelle seguenti pubblicazioni:
- 150 Anni di medaglie Johnson 1836 - 1986 di Cesare Johnson, Grafiche Grezzi, Milano 1986
- Medaglisti ed incisori italiani - dal Rinascimento ad oggi di Vittorio Lorioli e Paolo F. Conti, Cooperativa grafica bergamasca, 2004
- 13a Biennale d’Arte Sacra, curatore Card. Carlo Chenis, Teramo, 2008
- Historia Mundi, anno 1° n. 1, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2009
- 15° Biennale d’Arte Sacra Inter., curatore G. Bacci, 2012 .
Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private, tra cui:
- il GAMEC (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea) di Bergamo
- il Medagliere della Biblioteca Apostolica Vaticana
- il Museo Diocesano di Mantova
- il Museo del Duomo di Fidenza
- il Museo “Stauros”
L’attore. Realtà e finzione
“Recitare / Scolpire”: così si legge in bella evidenza sulla parte della scultura che sorregge il nucleo plastico di essa. E la scritta accompagna lo scorrere di una pellicola cinematografica che ne attraversa tutto il fronte, leggera, quasi a collegare la terra a quel pensiero che vibra, composto da due emisferi strettamente correlati, dalle valenze simbolico-narrative - tra realtà e finzione - in cui sono coinvolti in modi distinti ma per certi versi assimilabili l’attore e lo scultore.
Naturale che il riferimento all’attore sia un omaggio a George Clooney spesso presente a Laglio nella sua villa, dalla cui finestra riesce a scorgere direttamente questa scultura nella piazzetta affacciata sul lago. Proprio nell’arte - cinematografica l’uno e plastica l’altro - i due personaggi si ritrovano, tanto che su uno dei lati l’artista situa una sorta di marchio - ARS FINGENDI - che intende proprio riassumere la capacità di ciascuno di essi di “fingere” che in latino ha anche il significato di “plasmare”, “dare forma”: l’attore modifica sé stesso per immedesimarsi nei personaggi che va ad interpretare e lo scultore adatta la materia che lavora ad un proprio pensiero, entrambi nella creazione di una nuova realtà.
Interessante risulta l’accostamento dei due elementi costitutivi dell’opera, uno votato a rendere eloquente l’altro, il primo possente nell’elevare, ma già ricco in sé di segnali (non ultimo il gesto che lo incide, percepibile dal lago), e il secondo invece pienamente compiuto nella perfezione delle curve e nella morbidezza delle superfici che lascia intendere un fluire vitale ben percepibile nella sua forma organica.
Luigi Cavadini
Critico d'arte
FRANCESCA
ACCORSI
Aiutante del maestro Vito Valentino Cimarosti durante il simposio di scultura
Giovane studentessa del secondo anno del corso di scultura all’Accademia Belle Arti di Firenze ed ex alunna del “Liceo Artistico F. Melotti” di Cantù.